Sibling è un termine anglosassone che sta ad indicare il fratello o la sorella: sono identificati con questo termine i fratelli/sorelle di persone con disabilità. Anche se queste persone non presentano alcun disturbo, esse vivono quotidianamente le criticità della disabilità: crescere, attraversare l’infanzia e l’adolescenza è un percorso tortuoso per chiunque, ma chi deve, per tutta la vita o gran parte di essa, confrontarsi con la disabilità del proprio fratello/sorella sicuramente avrà bisogno di un supporto diverso. Il fratello/sorella di una persona disabile, infatti, crescendo dovrà costantemente confrontarsi con una serie di difficoltà e sfide che influiscono enormemente sulla sua crescita: giornalmente queste persone devono confrontarsi con la persona disabile o comunque con la sua presenza e vivono in un nucleo familiare che, per cause di forza maggiore, non potrà dar loro le attenzioni di cui necessitano. Lo stress, le preoccupazioni e le molte attenzioni richieste dalle persone con disabilità, necessariamente assorbono quasi tutte le forze del genitore, togliendole al figlio/a normodotato, che quindi si trova a dover gestire una serie di emozioni spesso contrastanti fra loro. Inoltre, le problematiche presenti all’interno della famiglia si protraggono verso l’esterno, sono i “fratelli di…” e questo crea una serie di “pregiudizi e fatiche” che necessitano di essere guardate, riconosciute e raccontate. Spesso, queste persone crescono con un livello di responsabilità maggiore di quello che realmente dovrebbero provare e questo “peso” a loro carico spesso si traduce in incapacità di esprimere i propri bisogno o emozioni, sia in casa che fuori. Esiste in Italia un Comitato per Siblings, composto esclusivamente da fratelli/sorelle di persone con disabilità, che promuove una serie di iniziative di confronto e condivisione tra “persone che possono comprendere esattamente ciò di cui si sta parlando: un legame speciale. Perché “fratelli” vuol dire “per tutta la vita”” (tratto dal sito https://www.siblings.it/chi-siamo/). Le proposte sono in questo caso prevalentemente per persone maggiorenni. Più difficile è trovare iniziative e proposte stabili e continuative rivolte ai fratelli/sorelle con età inferiore ai 18 anni, ancora meno ai bambini al di sotto dei 10 anni. Eppure noi crediamo che anche in questo caso, avendo a che fare con la necessità di un intervento emotivo-relazionale, l’intervento di supporto e ascolto debba avere inizio più precocemente dalla nostra esperienza di accompagnamento delle famiglie con bambini disabili, non smettiamo mai di imparare quanto l’educazione emotiva inizi fin dai primi mesi di vita, attraverso il sostegno e l’accompagnamento dei genitori. Per questo intendiamo proporre un percorso di educazione emotiva rivolta ad una fascia di età molto piccola, prevedendo uno spazio iniziale e finale di ascolto e restituzione del percorso ai genitori.



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