Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale dell’Università di Firenze, nel suo ultimo libro “La Pianta del mondo” scrive: “Una città è, quindi, necessariamente separata dal contesto naturale che la ospita. (…) Un luogo creato da noi e in cui la natura non è ammessa. Ma la forma di città che abbiamo conosciuto è l’unica possibile? Non possiamo immaginare quella che è ormai da considerare la casa della nostra specie in maniera diversa? (…) Da come immagineremo le nostre città nei prossimi anni, infatti, dipenderà una parte consistente delle nostre possibilità di sopravvivenza. “L’eccesivo sfruttamento delle risorse naturali e dell’ambiente da parte dell’uomo sta provocando delle conseguenze visibili nella vita quotidiana di tutti noi. L’emergenza Covid-19 ne è uno dei più tragici esempi. Tra i fenomeni derivati dallo sfruttamento delle risorse, il surriscaldamento globale, confermato da numerosi studi scientifici, è quello che ha e avrà, nei prossimi anni, l’impatto più devastante sulla vita dell’umanità e, purtroppo, il tempo utile per trovare dei rimedi a questa situazione si sta velocemente esaurendo. Una delle soluzioni più semplici e, al contempo, più geniali per fronteggiare questo pericolo che sta emergendo nel mondo scientifico è quello di far ricorso alla natura. In particolare alle piante. Non è un caso se i grandi architetti di fama internazionali (ad es. gli italiani S.Boeri e R.Piano) immaginino le città del futuro coperte di vegetazione. E’ attraverso la capacità delle piante di trasformare CO2 in ossigeno che potremmo rallentare e poi ripristinare le temperature mondiali. Ed è proprio dove la CO2 viene prodotta (nelle grandi città) che è più importante intervenire. Per risolvere il problema mondiale sarà necessario un intervento su larga scala che dovrà inevitabilmente coinvolgere i governi di tutti gli stati ma è anche attraverso una maggior consapevolezza delle persone (dei cittadini) e attraverso le loro scelte e i loro comportamenti che sarà possibile fronteggiare insieme questo rischio globale. Il progetto “Coltiviamo sensibilità” prevede la realizzazione di attività, proposte e percorsi volti ad aumentare la consapevolezza dei cittadini di Sesto San Giovanni (una delle aree con il più alto tasso d’inquinamento della Città Metropolitana di Milano) anche attraverso la promozione di comportamenti che potrebbero avere effetti immediati nella vita delle persone. Nella consapevolezza che il condividere capacità, conoscenze ed esperienze sia una delle strade per accrescere la sensibilità delle persone verso gli altri e l’ambiente. Progetto in rete: ASS. BLANKA; ASS. ARTROPHODA; SCONFINANDO.



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